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castello monsanto il viaggio in un calice

Castello di Monsanto, un’eccellenza senza tempo

L’incredibile storia del Castello di Monsanto inizia nel lontano 1960, quando, in occasione di un matrimonio, Aldo Bianchi, originario di San Gimignano, fece ritorno in Toscana.

Spinto dall’amore o forse dalla nostalgia della propria terra, Aldo acquista il Castello, ignaro del fatto che presto quel luogo sarebbe diventato un simbolo del Chianti Classico.

Il figlio Fabrizio, da sempre appassionato di vino, dopo aver ritrovato in cantina alcune vecchie bottiglie, ebbe un’intuizione. O più precisamente, la madre di Fabrizio, assaggiando quei vini, capì che si trattava di prodotti diversi dal solito: erano vini strutturati e pronti alla beva solo dopo l’invecchiamento.

È stata una scommessa quella di Fabrizio. Iniziò così a impiantare vigneti nei terreni di proprietà, e nel 1962 ci fu il primo anno della vendemmia. Nasceva Il Poggio, il loro vino monumentale che ha segnato la storia della denominazione. Il primo Chianti Classico prodotto da un singolo vigneto, Il primo cru della storia del Gallo Nero.

Fabrizio eliminò l’utilizzo dei raspi in fermentazione e l’uso, a quei tempi molto praticato, del “Governo all’uso Toscano”, una tecnica di rifermentazione, pensata per un consumo giovane del vino.

Un’altra innovazione fu quella di superare la “ricetta” del Barone Ricasoli, che prevedeva l’aggiunta di uva a bacca bianca (Trebbiano e Malvasia). Il Poggio infatti era quasi totalmente a base di Sangiovese, con una piccola quantità di canaiolo e colorino.

Fabrizio è stato un visionario e ha anticipato i tempi. Ha creduto molto nelle potenzialità del Sangiovese e ha cercato di far capire che era proprio questo vitigno la vera ricchezza del territorio.

Ne è la prova un altro grande vino; il Sangioveto Grosso, nato qualche anno dopo da un vigneto chiamato “Scanni”.

Nel 1993 Fabrizio Bianchi lascia ai figli la gestione della sua azienda tessile e dedica anima e corpo a Monsanto. Qualche anno prima, inizia a lavorare in azienda con lui anche la figlia Laura, e trasforma tutte le rivoluzioni di suo padre in tradizioni consolidate, con un particolare focus sui dettagli.

Oggi a Monsanto si contano 72 ettari vitati, di cui 56 di Sangiovese. Nel 2001 padre e figlia vengono affiancati dall’enologo Andrea Giovannini, e insieme costituiscono un trio sinergico, accrescendo ancora di più il prestigio di Monsanto.

Castello di Monsanto

Ma il Castello di Monsanto non è solo una storia di successo, fatta di duro e costante lavoro, passione e innovazione. È un luogo molto suggestivo, in cui la cura per i dettagli arricchisce di straordinaria bellezza ed eleganza ogni suo angolo. È pieno di storia che sorprende e incanta, grazie ad una galleria lunga 300 metri che unisce l’antica cantina del XVIII secolo a quella nuova.

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Galleria Castello di Monsanto

Una galleria scavata a mano nel galestro con tecniche ad arco ribassato.Sono stati Mario Secci, Giotto Gigionesi e Romolo Bartalesi a compiere in 6 anni questa faticosa, eroica impresa.

Un luogo iconico e leggendario, reso ancora più interessante per gli amanti del vino dalla “Collezione privata” delle vecchie annate di Fabrizio Bianchi, unica nel suo genere.

La raccolta iniziò dalla prima vendemmia del Poggio e, da tradizione, ogni anno venne accantonato il 10% della produzione. Sono annate preziosissime, che la famiglia mette a disposizione per l’acquisto, degustazioni private e aste.

Al Castello di Monsanto si respira un’aria speciale e si bevono vini eccezionali. Una sorta di viaggio nel tempo che ti rimette a nuovo. Un’eccellenza che merita di essere vissuta e ammirata da un qualsiasi viaggiatore, almeno una volta nella vita.

Clicca qui per visitare il sito web del Castello di Monsanto!

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